Presentato nei giorni scorsi a Roma il dossier Ecosistema Urbano che fotografa le performance delle città capoluogo d’Italia su mobilità, qualità dell’aria, consumi idrici, produzione e raccolta dei rifiuti, verde urbano e energie rinnovabili.

Le città dell’Emilia-Romagna si posizionano quasi tutte entro le prime 20, con Reggio Emilia che scala la classifica rispetto allo scorso anno posizionandosi al primo posto, e Bologna che risulta essere l’unica città di grandi dimensioni entro i primi 10 posti.

Rimangono però ancora importanti miglioramenti da fare: 7 città capoluogo su 10 (nel dossier Forlì e Cesena sono considerate separate) hanno perdite idriche superiori al 25%; solo Rimini è sopra i 200 mq/abitante di isole pedonali; Ferrara ha 88 auto ogni 100 abitanti (la media nazionale è 68) e Bologna, Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia hanno una qualità dell’aria insufficiente secondo le nuove linee guida dell’OMS (più restrittive rispetto alle precedenti).

I risultati raggiungi dalle nostre città non sono da minimizzare, ma persistono alcune contraddizioni nei territori che richiedono la massima attenzione.

“A Reggio Emilia si rileva un aumento delle immatricolazioni di auto a dispetto del miglioramento rilevato dell’offerta di trasporto pubblico locale, segnale quanto meno contraddittorio che andrebbe esaminato più a fondo – dichiara Legambiente Emilia-Romagna –. Sempre nella stessa città, che pare avere il più alto numero di alberi pro-capite in aree pubbliche, è stato approvato l’ennesimo ipermercato la cui costruzione comporterà la distruzione di un bosco cittadino di 5 ettari. La città di Bologna pare avere buone performance per quanto riguarda la variazione del consumo di suolo negli anni 2017/2022, ma sta proseguendo nella realizzazione di grandi opere viarie come il Passante e nell’ampliamento di corsie autostradali che impermeabilizzeranno altro suolo, quando invece – alla luce degli ultimi eventi alluvionali – dovrebbe investire nel risolvere le problematiche legate al sistema sotterraneo dei propri canali. La nostra regione è stata colpita da quattro eventi alluvionali in 18 mesi (due a maggio 2023 e due tra settembre e ottobre 2024) e l’impermeabilizzazione del suolo e l’eccessiva infrastrutturazione dei territori sono unanimemente riconosciuti come concause di quanto avvenuto. Sebbene a fare notizia sulla stampa siano state solo alcune città, nessun territorio è stato immune da allagamenti, frane o altri fenomeni di dissesto. Occorre quindi una nuova visione anche per le nostre città, con investimenti nel miglioramento dei sottoservizi e dell’impermeabilizzazione, e nelle nature based solution. Ma soprattutto è necessario un reale stop al consumo di suolo”.

La mappa interattiva – ecosistemi.legambiente.it e quella del Sole 24 ore – sui 106 capoluoghi al centro dell’indagine di Legambiente e i 20 indicatori distribuiti in 6 aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia