Una cosa è certa. La sconfitta di misura del centrosinistra in Liguria col candidato del Pd Andrea Orlando (47,4%) contro quello del centrodestra Marco Bucci (48,8%) è da attribuire in gran parte al magrissimo risultato del Movimento 5 stelle (4,6%) nella regione di uno dei suoi padri fondatori Beppe Grillo che non si è recato nemmeno alle urne come la maggior parte della popolazione tanto che sono andati ai seggi meno del 46% degli aventi diritto. Già questo è molto significativo: il M5s da qualche tempo non riesce più a intercettare i voti dei delusi (come invece aveva fatto in modo importante per anni) dai partiti che lo vedono, ormai in buona parte, alla stregua degli altri. Il Movimento agisce come un partito “romano” e sta peggio degli altri perché non è radicato sui territori. Dove sono finiti i meet-up con le discusssioni degli attivisti che prendevano a maggioranza decisioni su quali battaglie portare avanti nelle loro zone con entusiasmo e senza alcun vantaggio, anzi mettendo qualche euro per autofinanziare le iniziative? Eppure ci sono state anche a Imola dove una cinquantina di attivisti riuscì a battere in un’elezione amministrativa il Pd in una sua roccaforte e a conquistare il Comune anche se per poco tempo prima delle dimissioni molto anticipate e molto discutibili dell’ex sindaca Manuela Sangiorgi.

Certamente, erano i tempi del M5s nè di destra nè di sinistra, dell’onestà a tutti i costi, del restituire circa la metà del compenso da parte dei parlamentari al Movimento per ridarlo ai cittadini più svantaggiati e alle piccole attività. Ora il M5s è nel campo progressista anche se ambirebbe a una concorrenza sulla leadership col Pd e vuole deliminarne i limiti. Anche in Liguria ha chiesto e ottenuto che Italia Viva di Matteo Renzi restasse fuori dalla coalizione. Si sarebbe vinto con Renzi dentro? Probabilmente no, perché i voti guadagnati sarebbero stati più o meno pari a quelli persi. Non è questo il punto, è che ormai nel Movimento si parla solamente di tattica e non di strategia. La diatriba fratricida fra il presidente Giuseppe Conte e il Garante Beppe Grillo ne è la cartina di tornasole. Parlano di problemi che interessano alla gente? No, anzi questi litigi intestini, scoppiati proprio nei giorni immediatamente precedenti il voto ligure, creano sempre più disinteresse e disillusione nei vecchi elettori pentastellati. E in Liguria una lista guidata dall’ex senatore del M5s Nicola Morra che ha ottenuto lo 0,9% ne è testimone. Ormai troppi leader del Movimento se ne sono andati: lo stesso Morra, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista che sarebbe bene far rientrare vista la sua preparazione e il fatto che ha dimostrato di non avere sete di potere, e altri ancora.

Che fare allora? Bisogna tornare agli ideali e alle idee che hanno fin dall’inizio contraddistinto le 5 Stelle del simbolo che nel tempo sono rimaste battaglie valide. Eccole: tematiche relative a beni comuniecologia integrale, giustizia socialeinnovazione tecnologica ed economia ecosociale di mercato; in precedenza rappresentavano acqua pubblicaambientetrasporticonnettività e sviluppo[33] e prima ancora acqua pubblica, ambientemobilità sostenibilesviluppo e connettività. Con un’attenzione per le fasce di popolazione più deboli: il Reddito di cittadinanza e il finanziamento delle imprese medio-piccole con parte dei compensi dei parlamentari sono ancora parti del programma da tenere in forte considerazione. Senza dimenticare la sanità e la scuola pubbliche che devono essere priorità assolute.

(Massimo Mongardi)