Mi chiamo Mimmo Cascio, vivo a Treviso, e la mia giornata inizia sempre con un cappuccino al bar. Questo mi rilassa e mi ricarica contemporaneamente.
A volte porto con me una penna e un block notes per appuntarmi, tra un sorso e l’altro, qualche verso che potrebbe andar bene per qualche canzone. Soprattutto in quelle giornate grigie e piovose, nelle quali mi sento maggiormente ispirato.
Quando la sera arrivo a casa sono davvero cotto, ma la voglia di prendere la chitarra è comunque tanta.
Esprimersi attraverso le proprie canzoni è un’ esperienza incredibile.
È un modo per raccontare il tuo mondo. Ciò che succede intorno e dentro di te.
Sono un cantautore, e con i miei tre album e un singolo ho raccontato tanto di me: infanzia, adolescenza, gioventù, età adulta. Le mie canzoni sono come fotografie sonore. Dei ricordi che la musica ha impresso per sempre.
A volte prima di dormire leggo qualche libro ma ultimamente mi stanno mancando i fumetti, quelli che leggevo da piccolo, soprattutto “L’ Uomo Ragno” dell’Editoriale Corno con Stan Lee e Steve Ditko.
Ne facevo la collezione ma tanti col tempo si sono persi e mi son rimaste poche copie.
Ho scritto una ballad, “Spiderman nel cuore“, e vuole essere, oltre che un omaggio al mondo dei fumetti, uno stimolo per coltivare la propria fantasia ( alcuni versi recitano così: “… il ragazzo sono io, avevo un sogno tutto mio, correvo sempre in edicola a comprare L’ Uomo Ragno. In lui mi rivedevo perché… stessi problemi come me: la zia che si preoccupa, la cotta per Mary Jane”).
Domani è sabato e non lavoro. Posso dedicarmi alla mia passione principale, la musica. Con la chitarra posso ripassare le mie canzoni che suono di solito nei live, e magari riuscire a scriverne qualcuna di nuova.
Non è facile scrivere canzoni, soprattutto di belle, di quelle da incidere e fare ascoltare. Un brano merita quando funziona pure con un semplice accompagnamento di chitarra acustica.
Mi piace anche ascoltare tanta musica. Ne approfitto soprattutto quando sono in macchina. Mi ricordo da giovanissimo quando le autoradio erano ancora con le musicassette. Passavamo interi pomeriggi d’inverno a sentire musica così. Erano gli anni 90 e andava forte il rock italiano di Ligabue, Litfiba, Negrita, Marco Conidi, Brando. Ma c’era spazio anche per Springsteen e gli U2. Poi, tra una canzone e l’altra, si finiva per discutere sempre del solito argomento: le ragazze.
Un’altra mia passione è il cinema; spero di andarci questo weekend.
Preferisco guardare quasi esclusivamente solo film americani: avventura o fantastici tipo supereroi, ma anche tutto ciò che riguarda la musica. Aspetto con ansia il film su Bob Dylan, di prossima uscita: “A Complete Unknown”. Dylan è uno dei miei artisti preferiti, ascolto soprattutto i primi album, quelli folk, pubblicati agli inizi degli anni 60. Ho potuto constatare che, di solito, i cantautori (specie quelli italiani) danno il meglio di sé nei primi dischi, ad inizio carriera. Perché hanno veramente qualcosa da dire. Poi col tempo si rischia seriamente di essere ripetitivi, si diventa troppo professionali e si perde di genuinità e spontaneità.
La Juve la seguo fin da bambino, dai tempi di Zoff, Bettega e Platini.
Tra i tanti bomber bianconeri mi ero particolarmente affezionato a Carlitos Tevez. Grandioso. Quando segnava mostrava una scritta con il nome di un quartiere povero di Buenos Aires, per indicare da dove veniva, le sue radici. Nonostante il successo non si era dimenticato la sua umile provenienza.
Osservo l’orologio, è già tardi. E la stanchezza e il sonno si fanno sentire. La chitarra è li, di fronte a me. Stasera non ce l’ho fatta, la suonerò domani…
(Mimmo Cascio)