Non passa giorno senza che, sui quotidiani come su qualsivoglia altro sito di informazione, ci si possa trovare davanti a cifre, statistiche o dati previsionali che sono finalizzati nel farci comprendere come noi tutti si sta. Ovviamente il “noi tutti” è dato estremamente diminutivo o parziale che dir si voglia: sempre più spesso la fornitura di numeri, dati e statistiche finisce con il rendersi molto particolareggiata nell’intento di apparire sempre più comprensibile “ad omnibus” la leggenda.
Così, praticamente senza abbandonare la poltroncina piazzata esattamente di fronte al nostro espresso preferito (che il solerte cameriere ha provveduto a servirci unitamente ad un ampio sorriso) noi si viene a conoscenza di come le “cose” stiano andando.
Ma il diavoletto riesce sempre a metterci la coda (come una volta si usava dire) e fin troppo spesso finiamo per trovarci difronte a sigle o definizioni in linguaggio anglo-americaneggiante di non universale comprensione o interpretazione. Eppure, volendo, la via della semplicità è sempre disponibile: è sufficiente andarsela a cercare.
Un esempio di come veramente stiano andando “le cose”? Il mercato dell’auto: nella locomotiva europea, la Germania, i dati di vendita di case automobilistiche quali la Audi o la Volkswagen segnano valori negativi a due cifre molto (troppo …) vicine al 30% e si parla di interi stabilimenti a rischio chiusura. A seguire, inevitabile concorrenza, altri grossi colossi industriali, destinati a produzioni di indotto, seguono inevitabilmente la stessa sorte e corrono voci di impressionanti cifre di licenziamenti e di serrate. Dalle nostre parti le cose non vanno meglio e ora che poi gli “incentivi statali” sono esauriti si teme il peggio. Insomma, le auto di piccola e media cilindrata e costo si vendono con il contagocce e il peggio deve ancora venire.
Diversamente, l’auto di lusso simbolo di ricchezza, la Ferrari, sta attraversando un periodo di grande prosperità e i numeri interni all’azienda di Maranello navigano su valori tutti con il segno (+) e molti a due cifre: al momento le consegne (qualche regaluccio di fine anno ci sarà certamente …) ammontano a 3383 pezzi e l’ebit adjusted (per le persone normali il “risultato d’esercizio”) raggiunge la ragguardevole cifra di 467 milioni di € (circa un bel +10,3%), per cui l’utile netto (stima) raggiunge la ragguardevole cifra di 375 milioni di € (+13,00 %). I ricavi attesi presentano una stima di 6,55 miliardi di €.
Ecco, adesso che avete terminato il caffè dimenticando la bustina di zucchero ambrato di canna, troppo presi dalla lettura del pezzo, vi ritrovate con la bocca amara e un dubbio Vi assale: “Ma l’amaro è per il caffè o per, finalmente, un po’ di chiarezza su come le “cose” stiano realmente andando?
(Mauro Magnani)
È il mercato bellezza, e tu non puoi farci nulla…