97 femminicidi  dall’inizio dell’anno. 83 in ambito famigliare/affettivo di cui 51 per mano del partner o dell’ex. Rispetto al 2023 si registra un lieve calo, ma ancora l’anno non è concluso.

Questi i dati ufficiali sul sito del ministero degli Interni. Numeri che nascondono storie, contesti, conflitti, relazioni di potere con esito definitivo a svantaggio delle donne. Ma ci sono le storie di chi la violenza la subisce tutti i giorni e affronta i numerosi complessi problemi che essa genera. Occorre dare una risposta. La violenza sulle donne è un tema pubblico non privato.

Fra le cause principali, la cultura patriarcale che si fonda sul dominio di un sesso sull’altro, che rivendica il controllo della vita e dei corpi femminili.

Il Comune di Imola, Assessorato alle Pari Opportunità e la Commissione Pari Opportunità rinnova la campagna di sensibilizzazione già proposta nel 2023. Lo fa in collaborazione con il Circondario Imolese e i Comuni che ne fanno parte, con i Centri Antiviolenza del territorio di Trama di Terre e PerLeDonne.

“Violenza di genere: basta la parola” è un invito alla riflessione partendo dalle parole che hanno una funzione importante nel definire lo sguardo con cui si guarda a un fenomeno ancora troppo diffuso.

Se lo scorso anno le parole erano “consenso”, “credibilità”, “vittima”, quest’anno sono “autonomia”, “stereotipo”, “ribellione”. Il filo continua a tessere la trama per rivelare la complessità del fenomeno e una sostanza che va oltre le apparenze, a volte smentendole.

Capire e approfondire significa andare oltre la cronaca e interrogarsi, rinunciando a giudizi sbrigativi spesso generati da stereotipi.

AUTONOMIA economica e come capacità di scegliere liberandosi dalle dipendenze. Spesso le donne sono economicamente dipendenti dai compagni perché non hanno un lavoro e la possibilità di provvedere al proprio mantenimento. In situazioni di violenza chi la subisce è convinta di non avere alternative  se non resistere e sopportare umiliazioni e sofferenze. Occorre una via di uscita attraverso un lavoro che generi reddito per liberarsi dalla violenza. Il coraggio di scegliere ma anche di poter contare su un sistema in grado di creare occupazione. E sappiamo di quante opportunità in meno disponga la forza lavoro femminile rispetto a quella maschile a causa del gender gap. La libertà di scegliere della propria vita oltre i condizionamenti culturali che spesso portano a non fare ciò che è meglio per migliorare la propria condizione.

STEREOTIPO: in un modo o nell’altro alle donne è attribuita sempre qualche colpa per la violenza che subiscono. Sono stereotipi sessisti in base ai quali si scava nella vita delle donne alla ricerca di qualche indizio colpevolizzante mentre gli uomini possono contare quasi sempre su giustificativi fondati sul comportamento femminile.

RIBELLIONE: liberarsi dalla sofferenza e dal dolore è un atto di ribellione per scegliere di esserci come soggetti di diritto, liberi di pensare e di scegliere.

“E’ fondamentale non abbassare la guardia e fare il possibile per sradicare le cause culturali della violenza” dice la coordinatrice della CPO Virna Gioiellieri. “Un fenomeno complesso che va compreso e indagato per soluzioni efficaci e che ha bisogno di una risposta corale delle Istituzioni, dei centri antiviolenza, della comunità. Le parole sono importanti, interagiscono e influiscono sulla realtà. Per questo le abbiamo scelte come chiavi di comprensione e consapevolezza”

La campagna è stata preceduta da un focus group con donne che si sono rivolte a un centro antiviolenza del territorio.

Sarà visibile in affissione, sugli autobus, sui social network a partire dal 18 novembre e fino a metà dicembre.

Ricordiamo i numeri a cui rivolgersi: 1522 (nazionale) , 393.5596688 (Centro antiviolenza Trama di Terre), 370.325.2064 (Centro antiviolenza PerLeDonne).