Oltre i freddi numeri che hanno decretato presidente Usa Donald Trump, l’idea inconfutabile già decantata in campagna elettorale da parte dell’accoppiata Trump&Musk (Trusk) è stata quella che, in falsa riga “American First”, i principi democratici fondati sul voto popolare e la relativa delega parlamentare diventino nell’immediato futuro da sottopesare a favore delle opinioni postate in rete dalle persone alle cui analisi provvederà un solo uomo al comando decidendo in nome del popolo.

Elon Musk e Donald Trump (foto Wikipedia)

Un’aberrità questa per chi ha “vissuto” ventenni fascisti o trentenni falce&martello aldilà dell’indimenticata cortina di ferro, ma oggi su tutti i continenti sta tirando un’aria di regressione storica e le prospettive future non sembrano rosee, sia per il depotenzionamento della Unione Europea fiaccata dalla fine del mercato libero e dalla corrosione da parte di nazionalismi populistici, sia dall’affermazione esponenziale di natura economico-finanziaria di Usa e Cina (e Russia) ad allargare la forbice del benessere fra chi “potrà” e chi no.

Poco servirà cercar di porre freno a ciò che piace a Trusk ovvero algoritmi, macchine e Intelligenza Artificiale, strumenti che in loro mano metteranno ko comunicazione indipendente-magistratura-stato sociale e causeranno ingerenze a “gambatesa” sulle sovranità nazionali fino a sponsorizzare una caotica stagione di veti incrociati tra Stati e partiti con pesanti ricadute sulle democrazie soprattutto occidentali.

Già in primo mandato Donald Trump fece intendere che avrebbe posto rimedio al declino delle politiche mondiali nate dopo il 1945 ed oggi con l’appoggio di Musk ciò può subire un’accelerazione straordinaria grazie alle “performance” delle creature del visionario miliardario (Starlink-Tesla-Space K) i cui emissari già sono saliti ai piani alti dei ministeri interessati a fare businness.

Tutto ciò perché gli Stati Uniti sono una potenza ineguagliabile disponendo di un immenso apparato militare e produttivo, un impero globale con basi e multinazionali in tutto il pianeta che esporta non solo beni materiali ma anche cultura, scienza e tecnologia che gli ha permesso di attraversare (quasi) indenne il crollo delle Torri, il crack Lehman Brothers, le (disastrose) guerre in Afghanistan e Iraq ed una miriade di altre crisi finanziarie ed economiche.

Questo primato però non deriva soltanto da businness di carattere militare ed economico-finanziario ma, a differenza dei Paesi Asiatici (anche) dalle “spalle larghe” come Cina o India, soprattutto dalla politica perché gli Usa sono una democrazia di antica tradizione capace di rinnovarsi continuamente, ad esempio legalizzando clandestini, riconoscendo i diritti degli omosessuali, aumentando le tasse ai ricchi per finanziare il welfare, e che premia chi è capace di battersi per ciò in cui crede suscitando, malgrado le diseguaglianze che a volte raggiungono livelli altissimi, più fascino che odio e attrazione più che repulsione.

Il famoso aforisma di Winston Churchill ovvero che la democrazia è la peggior forma di Governo eccetto tutte le altre sperimentate finora, è andata black-out se è vero che all’oggi Cina e Asia prosperano continuando ad ignorare democrazia e società libere mentre di contro le liberal-democrazie occidentali sono entrate in crisi.

E’ questo sistema malato di stampo anglosassone “pace-amore-libertà” che è diventato incapace di risolvere ansie e problemi economico-finanziario e sociali di mezzo mondo, vedremo presto se Trusk potranno trovarci la cura senza ricorrere a ciò che Trump già in passato ha fatto vedere in primo mandato ovvero presidenza eversiva, fuori dalle righe e da ogni sistema, solo a filo diretto con cittadini e elettori (i suoi) dell’American First. Come se il mondo fosse il cortile di casa sua e come se i disastri climatici fossero una burla.

(Giuseppe Vassura)