Alla recenti elezioni regionali l’astensionismo ha superato la soglia del cinquanta per cento, un dato che segna il superamento di una linea rossa. Sono più coloro che non si recano alle urne di quelli che esercitano il diritto sancito dalla nostra Costituzione, che all’articolo 48 ci ricorda che: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.” Un dovere civico: un concetto che ci piacerebbe facesse riflettere qualche minuto ognuno di noi.

In senso generale la gente si interessa di politica. Ognuno ha la sua da dire. Se non altro perché sempre più forte nei nostri tempi è la paura. Paura della guerra, paura della povertà, paura delle malattie. Da chi ci governa, o da chi si candida a farlo, vorremmo essere protetti. Purtroppo giornali, telegiornali, social e talk show, il più delle volte non ci offrono il contributo di un sano e utile confronto politico, ma piuttosto lo spettacolo di una rissosità divenuta il cuore della politica, come ormai lo è anche della società.

È pur vero che non sono tante le cose che ci appassionano. Siamo diventati un po’ scettici, spesso delusi, il più delle volte alla ricerca di rassicurazioni e tranquillità. Ma non del tutto incapaci di provare ancora un’emozione, il desiderio che il mondo possa volgere al positivo. Vedere la sofferenza e non poter mettere fine a questo stato di cose ci fa male. Perché abbiamo ancora un cuore capace di battere e di desiderare. Un cuore che sa riconoscere ciò che ci appassiona e per cui potremmo anche spendere energie.

Ma per una politica come quella che sempre più spesso vediamo andare in scena, non siamo disposti a molto, tanti purtroppo neanche a votare.

L’Europa di cui abbiamo di recente rinnovato le rappresentanze parlamentari e che finalmente ha trovato un suo assetto istituzionale per i prossimi cinque anni, è nata per custodire e far crescere nella pace quell’esperienza di libertà riconquistata, dopo venti anni in cui le dittature avevano imposto la propria legge della forza.

Papa Francesco lo scorso anno rivolgendosi a un gruppo di parlamentari europei, affermava: “Ci vuole un’anima, valori alti e una visione politica alta”. E aveva aggiunto che l’Europa unita è nata “per generare uno spazio dove si potesse vivere in libertà, giustizia e pace”.

Oggi forse è difficile vedere realizzata quella politica alta di cui parla Bergoglio. Ma è sicuramente triste e inutile volgersi nostalgicamente indietro a rincorrere un tempo diverso da quello in cui viviamo.

Quella politica alta, quella che c’entra col cuore, quella che può appassionarci, ha a che fare proprio con la libertà. Perché in fondo c’è solo una cosa capace di muovere gli uomini, la libertà di rispondere ai propri bisogni e ai propri desideri. La società si impoverisce quando questi bisogni e questi desideri si appiattiscono o ancor peggio vengono ridotti.

Oggi è di nuovo il tempo della società civile, di quei personaggi come La Pira, Dossetti, Olivetti che seppero stare nella politica e nella società, ma con un respiro diverso, attento ai valori fondamentali dell’essere umano.

Per evitare che il nostro destino, dei nostri figli, delle nostre città, del nostro paese possa andare incontro a un punto di “non ritorno” ora è il tempo di metterci a costruire generando esperienze di educazione, relazioni, storie di solidarietà.

(Tiziano Conti)