Imola. Dopo la passeggiata di sensibilizzazione di domenica 15 dicembre in cui, nonostante la neve, quasi cento persone hanno percorso i sentieri fino a Pratolungo, dove si è svolto un flash mob musicale, sabato 21 dicembre presso la sala Magnus di Castel del Rio si è svolta l’assemblea pubblica sul progetto di impianto eolico industriale “Monte la Fine e Monte Pratolungo”.

Escursione con flash-mob a Monte Pratolungo del 15 dicembre (sul fondo l’anemomentro installato dall’impresa di eolico industriale)
In una sala gremita di persone erano presenti il sindaco di Castel del Rio, Alberto Baldazzi, l’amministratore delegato della società EEA Italy Wind proponente il progetto dell’impianto eolico, Alì Rahimian, insieme ad un tecnico.
Durante l’assemblea sono intervenuti i rappresentanti dell’impresa proponente e il comitato “I nostri crinali”. Nella seconda parte dell’assemblea è stato lasciato spazio alle domande incalzanti dei cittadini.
Il comitato ha espresso varie perplessità e criticità relative al progetto presentato dal punto di vista ambientale, economico, sanitario e sociale. Durante l’assemblea è emersa la questione dell’oscuramento di alcuni dati fra cui quelli sull’avifauna e soprattutto sulla ventosità, con la conseguente impossibilità di fare una previsione sulla produttività.
Una delle maggiori preoccupazioni esposte è quella inerente alla riconosciuta fragilità del nostro territorio. Davvero dopo due anni di frane e alluvioni le istituzioni preposte consentiranno la realizzazione di un progetto così invasivo per l’equilibrio idrogeologico? Davvero assisteremo al transito di carovane di mezzi pesanti là dove ora ci sono boschi e versanti franosi? Davvero si permetterà l’installazione di 13 aereogeneratori alti fino a 178 m pari a quasi due volte la torre degli Asinelli, la messa in posa di quantità enormi di calcestruzzo e l’abbattimento di una superficie boschiva equivalente a quasi 20 campi da calcio?
Il comitato e i cittadini, fra cui alcuni rappresentanti del Cai di Imola e del comitato “No eolico industriale” di Firenzuola, hanno messo in risalto l’impatto che un’opera di questo tipo avrebbe sulla fauna e sulla flora del nostro territorio e hanno espresso la preoccupazione rispetto alla minaccia che questo impianto potrebbe portare al crescente turismo lento, questo sì veramente sostenibile, che attraversa le nostre montagne. Infatti, il progetto insiste sul percorso dell’“Alta via dei parchi”, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e rilanciato dalla stessa nel comunicato stampa del 2 ottobre scorso come ponte escursionistico fra il Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano e il Parco regionale dell’Aveto.
Inoltre, negli ultimi anni si è assistito a un progressivo aumento della domanda di ricerca di abitazioni in aree rurali. L’impianto comprometterebbe il valore patrimoniale di questi edifici e la perdita di attrattività del territorio.
Sono stati riportati da parte di alcuni membri del comitato e del pubblico i dati relativi agli infrasuoni e al rumore a basse frequenze prodotti dalle pale eoliche e i possibili danni sulla salute.
L’inserimento di impianti eolici in ambienti naturali potrebbe aumentare il rischio di incendio a causa dei possibili incidenti agli aereogeneratori come avvenuto in diversi siti.
“Auspichiamo che l’attenzione per la natura nel suo complesso sia la priorità di tutti i soggetti coinvolti, e che, in nome dell’ambiente, non si realizzino opere che possano compromettere irreversibilmente l’integrità e l’autenticità di un territorio così fragile e paesaggisticamente rilevante. Non si possono cancellare decenni di sforzi per tutelare il territorio sia da un punto di vista normativo che socioculturale”, afferm ail comitato “I nostri crinali”.
“Trattiamo bene la terra su cui viviamo. Essa non ci è stata donata dai nostri padri ma ci è stata donata dai nostri figli” (proverbio Masai).
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