Me ne sto qui seduto davanti al personal e sono certo che fra non molto qualcosa scriverò. Non so cosa, ma scriverò.

La tastiera è quasi completamente coperta, lettere, funzioni e numeri, da una mezza pagina di giornale che ho tagliato qualche minuto fa. Una delle tante immagini di Mauro Biani che mi ha particolarmente colpito. Biani, a mio avviso, è un genio della capacità di sintesi: con pochi tratti, bianco su nero, riesce a suscitare forti emozioni in assenza assoluta di parole. Io lo invidio, confesso, lo invidio.

La speranza (foto di Lumina Obscura da Pixabay)

Guernica, il capolavoro assoluto di Picasso, tradotto in pochi tratti di inchiostro nero e ricostruito a forma di un universo straziante dove, al posto delle stelle, frammenti di volti, di teste di animali denuncianti orrori, immenso dolore e profonda disperazione, formano un irreale contorno alla classica immagine del Natale: il piccolo Gesù appena nato, Maria, Giuseppe. La Nascita della speranza nel bel mezzo della più tragica delle disperazioni.

Ecco la firma del Genio: questa è forse la più spietata delle fotografie della nostra realtà. Grazie per avermelo rammentato, signor Biani.

Mentre ricordiamo la nascita della speranza, decine di migliaia di donne, uomini e bambini, là nella striscia, sono distesi sulla terra che credevano loro. La loro casa. E altri ne moriranno ancora perché, statene certi, l’odio non ha fine. E non crediate che quelli che si trovano dall’altra parte stiano meglio: hanno seminato tanto odio che tormenterà le loro coscienze, e quelle dei loro figli, per generazioni e generazioni. Non esiste vittoria sulla morte dell’avverso.

Poco più a nord mi dicono che un sanguinario dittatore ha dovuto chiudere le valigie in fretta e furia per andare a finire tra le braccia di un altro … beh, di un altro: chissà se riuscirà a dormire sonni tranquilli pensando alle troppe fosse comuni stracolme dei suoi rivali. Chissà. C’è riuscito per tanti anni, ci riuscirà ancora.

Ancora un po’ più a nord una guerra tanto assurda quanto spietata sta arrossando di sangue quello che una volta era il granaio dell’Urss: ricordate il film “I Girasoli”? Ecco, quello. I morti, di tutte le specie e nazionalità, si contano ormai a centinaia di migliaia. Forse sommando i due fronti si va oltre il milione. Adesso si devono aggiungere anche quelli con gli occhi a mandorla, quelli che vengono da un po’ più lontano: non sanno neppure dove si trova la terra per la quale stanno combattendo. È perfino diverso il colore del cielo.

Tra tutte le notizie che ci giungono da questa sfortunatissima terra, una mi ha fatto molto riflettere, non so se vi sia sfuggita: uno degli ultimi scontri figurati a disputa sull’ultimo paesello oramai ridotto a cumuli di macerie ha visto per protagonisti solo e unicamente macchine. Droni aerei e terrestri guidati e diretti unicamente da menti artificiali (le chiamano intelligenze ma io di questo termine avevo ed ho un’altra immagine), definite da un controllo meccanico che tutto osserva a decine di chilometri di altezza, là nel cielo: sembra che le A.I. abbiano avuto la meglio, anzi molto “la meglio”.

La prossima guerra verrà dichiarata premendo un bottone e finalmente anche De André avrà torto perché non sarà più sufficiente che il soldato non la faccia, la guerra: altri decideranno il tutto e con un solo piccolo, insignificante gesto.

Dall’altra parte del mare ora va di moda un signore molto ricco al quale non sono riconosciute altre doti se non una smisurata ricchezza e, solo in base a questa, ci insegna “il come si fa o si dovrebbe fare”. Un novello santone senza tunica ma con il simbolo del dollaro. Tempo fa si erra portati a sorridere quando si ascoltava da alcuni che il mondo sarebbe guidato da poche persone tanto ricche da ergere al di sopra di tutto e di tutti: rideremo ancora?

La farsa della definizione della “finanziaria” ci ha accompagnati in queste giornate di fine anno, di festa e, come dovrebbe essere, di riflessione. Come da tanti anni. Come da sempre dalla nascita di questa nostra Repubblica: nulla di nuovo sotto il sole. Ma sentire proporre alcune migliaia di euro di aumento a chi già ne guadagna una decina di migliaia al mese e, poco lontano, la bellezza di pochi centesimi di euro a chi ne guadagna poco più di seicento (al mese) ha rappresentato forse il top della bassezza, della spudoratezza e della vergogna. Poi il tutto è stato ritirato, ma … ma come si dice, è il pensiero che conta.

Poi ti ho visto, Francesco, di spalle, sulla carrozzella tutto intento e immedesimato davanti a quella bellissima porta che, infine, a Tua richiesta, è stata aperta. Io ti invidio, nella mia immensa ignoranza e ignavia, ti invidio. La speranza. Dimmi, Francesco, come ti è possibile credere ancora nell’uomo? Davvero pensi che noi si possa riuscire ad essere un po’ più buoni, a vedere nell’altro un noi stesso, a mettere da parte l’egoismo, l’invidia e tutti gli altri peccati capitali in fila? Davvero lo pensi? E pure ci credi? Grazie comunque, Francesco, per il messaggio di speranza. Grazie.

Buon anno 2025 a tutti. La lotta contro i fantasmi, a mio avviso, non vede vincitori. E neppure vinti.

(Mauro Magnani)