Le misure di gestione del rischio in un contesto di crisi climatica devono trovare una loro sostenibile, strutturale e complessa coerenza con le esigenze delle imprese e quindi con le azioni di veloce adattamento delle stesse che comporta criticità nella redditività e nella capacità di accesso al credito.
Nel nuovo contesto sarà sempre più necessario pensare non a massimizzare il profitto, ma a ottimizzare il risultato economico pluriennale, attraverso l’insieme delle attività collegate alla gestione del rischio e, più in generale, alla competitività del sistema agricolo.
Questo sistema è sicuramente più resiliente rispetto ad altri settori: esiste un forte attaccamento e una innata passione degli imprenditori per la terra e alla ripetitività delle attività stagionali, il che consente di contenere l’incidenza dell’abbandono dei terreni coltivati poco redditivi e la chiusura delle imprese.
E’ fondamentale sottolineare che queste ultime, grazie alla loro attività, favoriscono importanti economie nelle aree rurali e lo sviluppo a cascata di attività che concorrono a generare un quarto del PIL italiano.
L’attenzione al mantenimento delle attività agricole risponde e concorre quindi alle reali soluzioni di problemi economici e sociali, non solo nell’ottica della moda ESG, ma come interesse della comunità. Si tratta di una sensibilità verso un profitto sostenibile, che risponde a esigenze reciproche in una situazione di difficoltà e di complessa gestione delle attività produttive e di attenzione all’ambiente.
La decrescita demografica comporta inoltre, anche nel nostro settore, delle nuove difficoltà, in ambito di welfare e passaggio generazionale, nel reperimento della manodopera nei campi…, problematiche che non sono facilmente superabili. Anche se nel settore agricolo, l’abbandono della professione spesso non avviene per raggiunto limite di età pensionabile, ma in coerenza con le forze e la salute che la natura concede all’agricoltore. Così, allungandosi il periodo medio di vita, gli agricoltori lavorano con soddisfazione per molti più anni.
Il cambiamento climatico determina ripercussioni inevitabili che non possono essere corrette con soluzioni emergenziali, per quanto efficienti, ma richiede soluzioni strutturali. E’ necessario traguardare interventi di lungo periodo con significative risorse aggiuntive da investire, che gli esperti economici, politici e tecnici confermano non esserci dal lato dei soli aiuti a fondo perduto. Servono, quindi, nuove soluzioni intelligenti e responsabili, che postulano la necessità di scelte diverse, senza pregiudizi ideologici.
È fondamentale una cooperazione laica e non ideologica, senza pregiudizi di collaborazione fra pubblico e privato, con la piena valorizzazione delle capacità e del ruolo degli enti intermedi e rappresentativi delle imprese, ma con piena cooperazione, quasi un’alleanza, lavorando sul merito e mettendo a terra proposte concrete in un ecosistema sostenibile.
Le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale, che consentono e facilitano letture del territorio e l’utilizzo di dati massivi, non devono comportare il semplicistico centralismo in enti o loro responsabili, ma essere il nuovo materiale alla base della cooperazione necessaria per il cambio di paradigma comportamentale in una logica di ampio e condiviso ecosistema.
E’ necessario aiutare le imprese a diventare attraenti per il sistema finanziario, sia classico, gli istituti di credito, sia verso altre o nuove soluzioni (confidi, minibond, cartolarizzazione crediti digitali, fondi rotativi, partecipazioni dei capitali dei fondi…). In questa alleanza, il pubblico dovrebbe operare coniugando due principali leve, fondamentali in ogni economia: la leva delle garanzie, alla quale sono collegate condizioni e accessibilità per l’accesso al credito e più in generale degli strumenti di finanza, e l’indirizzo della leva fiscale e contributiva della disciplina regolamentare, applicabile alle stesse imprese agricole, ma anche ai soggetti finanziari che le assistono e investono nel loro futuro.
Un particolare valore aggiunto in queste logiche potrebbe essere rappresentato dall’attivazione di fondi per la stabilizzazione del reddito, strumento previsto da qualche anno dalla normativa e attivato da alcuni soggetti gestori pionieri del settore.
L’impatto dei controlli e delle procedure è stato devastante, ma altrettanto perseverante è stata la determinazione delle associazioni agricole, in primis dei condifesa. Siamo assolutamente convinti, anzi ormai certi, che tali sforzi premieranno le imprese virtuose che hanno aderito a tali strumenti e che nei prossimi anni molti altri fondi verranno attivati, ma è altrettanto evidente che non sarebbe stato impossibile evitare qualche intoppo di troppo.
È indispensabile pensare a gruppi di azione al posto dei tanti tavoli di lavoro. Pensare è indispensabile, ma limitarsi sempre a pensare, nella migliore delle ipotesi e solo per pochi, porta a diventare illustri filosofi. Serve un approccio realistico rispetto al cambiamento in atto, per vivere il cambiamento, cercando di accompagnare e favorire la crescita del sistema paese, incentivando le piccole e medie imprese, tradizionalmente effervescenti.
È importante favorire la loro patrimonializzazione e la capacità di attenzione ai risultati economici, al fine che possano conoscere il reale andamento delle attività e degli investimenti. Nell’ottica della prevenzione e della pianificazione, è necessario ripensare i modelli organizzativi, coinvolgendo il consumatore e adottando logiche di redditività, consapevoli dell’inevitabile trend in atto di progressive minori rese produttive e maggiori costi gestionali.
Queste considerazioni, sebbene possano sembrare banali, sono fondamentali: senza incidere su queste logiche, sarà difficile intraprendere un percorso verso un ecosistema efficace e l’evoluzione delle misure di gestione del rischio.
È stata sicuramente positiva l’idea dell’introduzione di AgriCat, strumento oggi ancora poco conosciuto e purtroppo non impostato in coerenza con gli obiettivi delle premesse, l’innovazione continua dei prodotti assicurativi e le agevolazioni delle misure di gestione del rischio (oltre 3 miliardi nel periodo di programmazione).
Tuttavia, è urgente e necessario ripensare a una serie di azioni coordinate e strutturali che trasformino le attuali misure agevolabili in soluzioni attraenti per tutte le imprese agricole italiane. Non si tratta solo di condizioni e contributi, ma di certezze nelle modalità e nei tempi, di regole stabili, della necessaria semplicità amministrativa e familiarità dei contenuti dei contratti con le reali esigenze delle imprese, della trasparente evidenza e condivisione dei presidi per la sostenibilità, e di una necessaria proporzionalità dei livelli di controllo. L’interesse delle imprese è evidente che aumenterebbe fortemente, riuscendo a valorizzare l’effetto di garanzia di stabilità del reddito delle imprese anche nelle logiche di finanziabilità delle stesse.
(Andrea Berti, direttore di Asnacodi)