La scrittrice Elizabeth Kolbert ha aggiornato il saggio sul cambiamento climatico per il quale ha ricevuto il Premio Pulitzer nel 2015.
Il suo libro, “La Sesta estinzione” (edito in Italia da Neri Pozza), è considerato oggi una delle pietre miliari in tema di cambiamento climatico: spiega perché siamo sull’orlo, o forse immersi, nella sesta estinzione di massa di specie viventi, dopo le prime “Big 5”.
Le estinzioni dell’Ordoviciano-Siluriano (la più antica, circa 440 milioni di anni fa con la scomparsa di oltre l’85% delle specie marine), del Devoniano Superiore (oltre il 75% di tutte le specie), del Permiano-Triassico (la più grande mai documentata sul nostro pianeta), del Triassico-Giurassico (la più devastante con la scomparsa di oltre il 95% delle specie animali e vegetali) e del Cretaceo-Terziario, l’ultima 66 milioni di anni fa: quella dei dinosauri. Oggi si stima che circa il 98% delle specie che abbiano mai vissuto sul nostro pianeta siano attualmente estinte.
In tutto questo la specie umana è la più giovane: non più di trecentomila anni.
La “Sesta estinzione” si riferisce più in particolare proprio all’idea che siamo noi esseri umani la causa di una grande estinzione di una numerosissima quantità di specie animali e vegetali, ancora nelle prime fasi.
Una situazione grave è quella degli insetti impollinatori: le reti alimentari che dipendono da questi insetti ne risentono pesantemente.
Nelle cinque precedenti, non ci sono esempi di estinzioni di massa causate da una singola specie.
La differenza con le altre è che gli esseri umani sono intelligenti, e questo è il motivo per cui stanno causando questa situazione. La specie umana sta facendo accadere cose di cui non ha alcuna esperienza e che potrebbero mettere in discussione se stessa: stiamo entrando in un territorio inesplorato, portando il pianeta fuori dal regime climatico in cui gli esseri umani si sono evoluti.
Per esempio gli oceani: stanno degradando velocemente, benché siano di fondamentale importanza per la vita sul pianeta, compreso essere la fonte dell’ossigeno.
Uscendo dalle riflessioni di Elizabeth Kolbert, alcuni scienziati hanno evidenziato che il polpo potrebbe un giorno sostituire l’uomo come specie più intelligente del pianeta terra.
È l’animale più acuto di tutto l’Oceano, il suo segreto si cela nei tentacoli: le braccia del polpo hanno più neuroni del cervello, possono sentire odori e sapori e memorizzare le informazioni. Un tentacolo tagliato può ancora compiere azioni, afferrare oggetti o cambiare colore per mimetizzarsi.
Non sarebbe la prima volta che una specie che vive sott’acqua approfitta dell’estinzione di una specie terrestre per espandersi ed evolversi: è probabile sia andata così anche per gli antenati dell’uomo.
Volendo chiudere con un sorriso, tenendo presente anche i guai che stiamo regalando alle nostre generazioni future, possiamo ricordare il polpo Paul che ai Mondiali di Sudafrica del 2010 – a seconda di come si muoveva tra le bandiere delle due nazionali prossime a giocare una partita – ha azzeccato otto risultati su otto, compresa la finale!
Occorre che sappiamo valorizzare ogni filo di speranza che appare nelle nostre vite e modificare i comportamenti della specie umana che potrebbero portare a guai nefasti.
(Tiziano Conti)